IERI COME OGGI: DAL PASSATO UNA ALTA LEZIONE DI CIVILTA’
Gentili Associati,
stiamo evidentemente vivendo un momento difficile, una crisi economica globale aggravata da una crisi di sistema paese, concretizzata nella incredibile impasse politica attuale, in cui l’arretratezza amministrativa appesantisce la macchina burocratica pubblica.
A breve avremo occasione di trattare vari argomenti nella speranza che il Parlamento sia celere nella formazione delle Commissioni Permanenti, indispensabili al funzionamento del Governo ovvero delle attività ministeriali riguardanti la regolazione della normativa, nella fase sorgente come modificatoria.
Mi limito ad indicarVi un documento incredibilmente innovativo nella sua vetustà, la Lettera che il Marchese di Vauban, che fu Maresciallo di Francia con Luigi XIV°, il Re Sole, ma anche uno dei più geniali architetti militari dell’Era Moderna nelle fortificazioni di difesa, scrisse al Ministro della Guerra del suo tempo il 17 luglio del 1683.
Ciò che risalta è la straordinaria contemporaneità dell’argomento: i prezzi degli appalti pubblici.
Non è l’unico documento a tal proposito (si potrebbe citare una nota a Carlo V° presente nell’archivio privato del Castello Vitelleschi a Labro, Rieti, oppure altro documento del XV° secolo di una collezione privata riguardante la fortificazione di Nettuno, Roma, ed indirizzata al Pontefice). Ma ne troviamo in tutti gli archivi storici, dall’antica Roma ai tempi più recenti.
La Lettera di seguito riportata, per chiarezza, per onestà intellettuale e per senso dello Stato rappresenta il comune sentire degli imprenditori onesti e capaci, quali ritengo Voi siate: leggetela e, se volete, diffondetela anche presso le Stazioni Appaltanti ed i Committenti: chissà che qualcuno ne venga illuminato.
Buon Lavoro a tutti Voi.
Michele Calò
Consigliere incaricato dei rapporti con il MIT e l’AVCP
“Eccellenza Ministro della Guerra,
abbiamo opere di costruzione che trasciniamo da anni non mai terminate e che forse terminate non saranno mai.
Questo succede, Eccellenza, per la confusione causata dai frequenti ribassi che si apportano nelle opere Vostre, poiché va certo che tutte le rotture di contratti, così come i mancamenti di parola ed il ripetersi degli appalti, ad altro non servono che ad attirarVi quali Impresari tutti i miserabili che non sanno dove batter del capo ed i bricconi e gli ignoranti, facendo al tempo medesimo fuggire da Voi quanti hanno i mezzi e la capacità per condurre un’impresa. E dirò inoltre che tali ribassi ritardano e rincarano considerevolmente i lavori, i quali ognora più scadenti diverranno.
E dirò pure che le economie realizzate con tali ribassi e sconti cotanto accanitamente ricercati, saranno immaginarie, giacché similmente avviene per un impresario che perde quanto per un individuo che si annoia: s’attacca egli a tutto ciò che può, ed attaccarsi a tutto ciò che si può, in materia di costruzioni, significa non pagare i mercanti che fornirono i materiali, compensare malamente i propri operai, imbrogliare quanta più gente si può, avere la mano d’opera più scadente, come quella che a minor prezzo si dona, adoperare i materiali peggiori, trovare cavilli in ogni cosa e leggere la vita ora di questo ora di quello.
Ecco dunque quanto basta, Eccellenza, perché vediate l’errore di questo Vostro sistema; abbandonatelo quindi in nome di Dio; ristabilite la fiducia, pagate il giusto prezzo dei lavori, non rifiutate un onesto compenso a un imprenditore che compirà il suo dovere, sarà sempre questo l’affare migliore che Voi potrete fare.
Architetto Marchese di Vauban
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