Lo scorso 12 ottobre a Milano si è tenuto il Convegno Prysmian Group – IATT
“Obiettivo 2025: l’ Industria Italiana si allea per lo sviluppo digitale del Paese”
Di fronte ad una platea eterogenea che affollava il modernissimo Auditorium Prysmian Group, si sono alternati sul palco relatori provenienti da settori altrettanto eterogenei ovvero esponenti del mondo della certificazione/qualità (UNI e IMQ), delle Associazioni di categoria (Coldiretti), delle Utilities (A2A Smart City), della Pubblica amministrazione (Comune di Empoli), del Governo (Mise) e del mondo imprenditoriale (Olivetti spa, Sirti Spa, Illogic srl e Prysmian Group).
Durante il convegno si è fatto il punto della situazione sullo stato attuale di realizzazione del processo di digitalizzazione del Paese nelle sue varie e complesse declinazioni quali smart agriculture, smart city e smart facturing e si sono individuate le strategie future da mettere in campo per sfruttare al massimo questa preziosa opportunità.
Unanime il giudizio dei relatori, che concordano sul fatto che la digitalizzazione del Paese giochi un ruolo chiave per lo sviluppo e l’utilizzo dei servizi offerti dall’Industria, oltre che per dare un ulteriore impulso alla nostra economia. Inoltre tali risultati saranno tanto più soddisfacenti quanto più stretta sarà l’alleanza tra pubblico e privato e tanto più l’innovazione sarà aperta e condivisa.
Tesi confermata anche da Stefano Firpo, Direttore Generale delle Politiche Industriali, Competitività e PMI del Mise, intervenuto in videoconferenza, che testimonia quanto segue: “Negli ultimi trimestri il PIL italiano è aumentato non più solo grazie alle esportazioni, ma anche perché sono finalmente ripresi gli investimenti, in particolare quelli legati alla digitalizzazione. Merito, certo, delle azioni shock predisposte dal Governo, come super e iperammortamento. ma anche delle misure più strutturali come il credito d’imposta per le spese in ricerca e sviluppo o il cosiddetto “patent box” che prevede la riduzione del 50% dell’aliquota IRES applicata ai redditi derivanti dall’utilizzo dei brevetti. Tutti interventi che hanno permesso di dirottare gli investimenti su tecnologie e iniziative ad alto tasso di rischio, quelle sulle quali le imprese italiane sono tradizionalmente più refrattarie a investire”.
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